Quella mattina di settembre, in New Jersey, il cielo era azzurro, un azzurro intenso, senza una nuvola, l'aria settembrina era tersa e, pur conservando ancora un po' del calore estivo, il cambiamento era nell'aria, nel pizzico di frescura che sentivi sulla pelle. La scuola era iniziata da meno di una settimana e io, con Chris in prima, Emily neanche di 3 anni e Vivian di 10 mesi e che ancora mi svegliava di notte 3/4 volte per mangiare, mi preparavo ad una delle solite vorticose giornate vissute tra poppate, pisolini, pannolini, visite al parco e, se fossi riuscita, un tentativo di cena. Ma la novita' non era solo nell'aria, no: il giorno prima avevamo firmato il contratto per l'acquisto del pulmino nuovo (per noi) e non vedevo l'ora di raccontare tutto alle amiche. Alle 8:25 alla fermata dello scuolabus eravamo le solite 3 mamme, Joanie, Kathy ed io, a chiacchierare del piu' e del meno. Depositato Chris nello scuolabus, trascinando il vagoncino che mi serviva da trasporto per le pargole, tornavo a casa per chiamare Jen. Non sarei mai riuscita a dirle del pulmino, perche' sulla seconda linea mi arrivava una telefonata di J, dal cellulare in macchina: la radio aveva appena annunciato che un aereo si era schiantato in una delle twin towers. Un saluto veloce a Jen e accendevo la tv... lo spettacolo era surreale.... un'altra telefonata di J mi aggiorna, dicendo che la radio che ascoltava in macchina (una stazione di NYC) aveva ricevuto diverse chiamate di persone che si trovavano all'interno della torre, intrappolate. Persone che, in diretta, cercavano di comunicare con i famigliari, dire loro che stavano bene, anche se il calore cominciava a farsi sentire... Sicuramente un po' a causa dell'endorfina che fortunatamente domina il sistema di una donna che allatta, ero un po' incredula. Fino alla telefonata seguente di J, questa volta da Fort Monmouth, la base Army a "un tiro di schioppo" da Manhattan (via acqua, per lo meno), che alla fine scatenava il panico anche in me. Da li' in poi, tutto e' diventato un susseguirsi di eventi inimmaginabili, un altro aereo nell'altra torre, un torre che cade e la ricezione della nostra antenna tv che sparisce. Le lacrime, mentre con il "rotator" spostavo l'antenna cercando di trovare il trasmettitore di Philadelphia e quando finalemente ci riuscivo, quello che vedevo non poteva essere vero...
Tra le lacrime, raccattavo le bambine e guidavo il mio ormai stupido pulmino "nuovo" fino alla chiesa (St. Martha's, te la ricordi papi?) e mi aggregavo al viavai di decine di persone che sedute o inginocchiate, parecchie in lacrime, pregavano.
Il giorno continuava poi con la decisione di non andare a prendere Chris a scuola, come altri genitori stavano facendo, e far finta di niente perche', ragionavo, un bambino di 6 anni non ha bisogno di sapere. Il papa' di un suo compagno, un detective della Port Authority, per ore era "scomparso"... quando poi era riuscito a tornare a casa, vivo e vegeto, aveva portato la notizia di decine di colleghi sepolti.
I giorni seguenti, mentre le notizie si accavallavano alle immagini incomprensibili, la gente in giro era stranamente molto gentile con tutti, bandiere ovunque, la scuola raccoglieva salviettine umidificate da mandare "su" a NY per i soccorritori che non avevano accesso all'acqua e lavoravano tra tonnellate di polvere e cenere. La polvere di milioni di tonnellate di cemento disintegrato e la cenere di 3000 persone, che in pochi secondi avevano coperto New York come neve.
Per mesi, abbiamo vissuto l'incubo di amici, conoscenti, abbiamo ascoltato storie di chi all'improvviso si e' trovato senza padre o madre, senza fratello o sorella, senza un figlio o una figlia, un'amica, un amico.
Halloween poi e' arrivato circondato di paura... la paura che tra le caramelle venisse nascosta l'antrace, tracce della quale avevano poi fatto chiudere uno dei centri di smistamento della posta cui Point Pleasant faceva parte. Per paura dell'antrace, mettevamo persino tutte le mattine una spugna imbevuta di candeggina nella casellina della posta. Per mesi, mentre attraversavamo il ponte di Verrazano andando a trovare i suoceri, in silenzio guardavamo il fumo salire senza sosta. Un monumento piroclastico alla follia umana.
E' impossibile non pensare a quella mattina.Una bellissima mattina di settembre che e' diventata il nostro incubo e l'inizio di una storia che ancora non e' finita.
La violenza non e' mai la soluzione, non importa quante volte il nome di Dio venga invocato.
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Io avevo un biglietto aereo.
RispondiEliminaAssime a mia sorella ed a mio cognato dovevamo arrivare a NYC il 13 settembre per assistere al matrimonio di nostro cugino.
Il volo è stato annullato e mio cugino si è sposato lo stesso, ovviamente, anceh se noi non c'eravamo. Si è sposato in quella aria mesta, piena di tristezza ed orrore.
---Alex
struggente!
RispondiEliminaUn piccolo ricordo per una grande tragedia.Ciao
RispondiEliminadopo tutto quello che hai scritto e dopo tuto quello letto e visto in 7 anni, l'intervista di ieri del pitbull alla ABC (e che civuole? facciamo un guerra no? - l'america ha una missione divina ecc..)mi fa ancora più impressione..
RispondiEliminaMala tempora currunt....
ciao moky!
RispondiEliminaquando penso all'11 settembre sono sempre attanagliato da mille dubbi e cattivi pensieri su cosa effettivamente sia successo.
troppi dubbi.
poche certezze. purtroppo le tante vittime e il dolore di tutta l'umanità in particolare di chi direttamente interessato.
buona domenica!
Alex, in qualche modo tutti portiamo una cicatrice di quel giorno.
RispondiEliminaAli, per mesi ogni volta che guidavo, chissa' perche' mi immaginavo le persone intrappolate in ufficio, con mura, pavimento, tutto che diventava bollente...
3my78, welcome...
Fabio, tra quello che c'e' in Italia e quello che potrebbe esserci qui, sembra quasi un piano catastrofico (to screw the entire world...), quasi un libro di Tom Clancy... purtroppo per' e' vero!
Mat, la verita' e' sempre quella piu' semplice. Popular Mechanics ha sfatato tutte le teorie da cospirazione che ci sono in giro.
Carissima Moki, quell'11 settembre io ero in auto, dalla Svizzera stavo tornando a Paravello con un amico portato a vedere la Svizzera...non l'aveva mai vista, e per lui era quello che per me era l'America. Durante il ritorno appunto, la radio che trasmetteva musica diede un annuncio che sembrava fosse una cosettina. Me lo ricordo ancora.."Ci avvisano che in questo momento un bimotore si è sfasciato contro una delle torri di Manhattan..." L'errore era quel "bimotore"...questa terminologia era attinente ad aerei di 40 anni e piu' fa. Esistevano i bimotori, i monomotori, i biplani...tutta roba che avrebbe fatto il solletico ad una struttura come la torre. Era invece un Jet di linea, grossissimo, potentissimo, pesantissimo. Ecco l'errore della speaker. Poi avemmo la notizia del secondo schianto sempre sull'altra torre e, ricordo benissimo, dissi subito al mio amico: "Questo è un'attentato". Lo capii immediatamente, non poteva essere casualita'. Poi mi telefono' la mamma trafelata e piangente....in quel momento le sue figlie, tutte e due erano vicine all'accaduto...anche se l'altra tua sorella Marinella viveva alle Hawaii. In quel momento per tua mamma eravate tutte li. L'america tutta si era stretta intorno a Ground zero. Ho i brividi mentre scrivo. La boxe che come sport a me piace e a moltissimi no, insegna che l'avversario lo devi vincere guardandolo negli occhi, non come chi vigliaccamente, alle spalle ti uccide scappando poi velocemente. Questo lo insegnavano quando andavo a scuola io. L'atto tragico dell'attentato dell'11 settembre veniva additato come vigliaccheria e infamia. Forse non lo insegnano piu' nelle scuole....ma tutto il mondo civile lo recepisce ancora cosi'.
RispondiEliminaUn abbraccio da papi