Quello dell'amicizia e' un argomento cui penso spesso, e di cui ho parlato anche nel blog frequentemente.
Sin da bambina ho vissuto ogni amicizia in modo conflittuale, come fonte di grande gioia e profondo dispiacere, mi ricordo vagamente un tema in terza elementare sull'amicizia, dove elaboravo il proverbio che paragona un amico a un tesoro, e in cui esprimevo la mia idea, ancora immatura all'epoca, che secondo me avere un amico comporta aprirsi alla possibilità di essere feriti. Forse ne ho già parlato. Comunque, già 50 anni fa avevo vissuto piccole delusioni, abbandoni e "tradimenti", e queste sofferenze antiche hanno plasmato la visione dell'amicizia ho tutt'oggi, una visione di opposizione per cui vivo le mie amicizie con passione, affetto ed altruismo e contemporaneamente, con una certa dose di distanza, con un muro pronto ad alzarsi e proteggermi, un MOSE psicologico che mi difende dall'alta marea del dolore che la fine di una relazione crea: io so di essere sempre inconsciamente pronta a "levar le tende", a terminare il rapporto, o accettarne la fine, qualora diventasse necessario per la mia sanità mentale. Questa mia intuizione di bambina mi ha fatto entrare in ogni rapporto di amicizia con la consapevolezza che potrebbe non durare, e mi ha sicuramente indurito perché mentalmente sono preparata all'idea che finisca, pronta a chiudere ogni capitolo, ogni amicizia, senza rimanerne annientata. Sin dal primo abbraccio, dalla prima chiacchierata ho già istintivamente preventivato, ed accettato, la possibilità che questo rapporto non possa durare. Fa male comunque, quando succede, ma meno.
Adoro le mie amiche, non ne ho tante, ma sono tutte parte integrante della mia vita, offrono distrazione, conforto, leggerezza, approfondimento alla mia vita. Sono le mie terapiste, e io la loro se necessario, ed offrendomi prospettive diverse, la loro presenza arricchisce la mia vita. E se faccio il possibile per mantenerle e curarle, nel mio subconscio ho già accettato la potenziale precarietà di queste relazioni. Non e' facile mantenere un'amicizia nel tempo, se mi guardo indietro vedo una fila di persone che sono state presenti nella mia vita alcune per tanto tempo, altre per poco, e che ora sono scomparse (alcune sono anche tornate!), e non e’ solo la mia esperienza: secondo questo studio fatto nel 2009 da un sociologo olandese, statisticamente ogni 7 anni meta' delle nostre amicizie vengono rimpiazzate. Sembra incredibile: il 50% delle nostre amicizie finisce, ma in qualche modo troviamo nuovi amici. Ogni 7 anni. L'impermanenza dell'amicizia e' un'esperienza generale umana, bisognerebbe cambiare il detto da "chi trova un amico trova un tesoro", a "chi trova un amico, e non lo perde nel corso degli anni, trova un mega-tesoro".
Mentre scrivo, mi rendo conto di essere imprecisa perche' uso la parola "amica", che facilmente genera confusione, e' vaga ed indeterminata, tant'e' che anche lo studio che menziono usa termini come friends and acquaintances, amici e conoscenti, ma anche quelli hanno un significato strettamente soggettivo: ognuno di noi cataloga le persone che fanno parte del proprio "giro sociale" in modo diverso, il termine "amico" da solo e' privo di sfumature, si usa indifferentemente per definire sia la Tua Persona, che la persona che incontri una volta al mese quando vai alla riunione di classe e con cui scambi 4 chiacchiere alla fine. E' vero che si può "qualificare" un'amica: vecchia amica, grande amica, migliore amica, amica del cuore, amica di convenienza, etc. ma a diversità ad esempio delle relazioni romantiche, non esiste un contesto ufficiale o anche solo ufficioso che definisca la profondità della relazione tra due amiche (perdonatemi se uso il femminile, e' semplicemente perché la maggior parte delle mie amicizie coinvolgono donne): se dico "il mio ragazzo", tutti sanno che parlo di una persona con cui ho una relazione in qualche modo stabile, romantica, probabilmente sessuale; se dico "il mio fidanzato", tutti sanno che con questa persona con cui ho una relazione romantica e probabilmente sessuale non solo stabile ma anche ufficiale, con un certo futuro; se dico “il mio compagno” o “mio marito", tutti sanno il tipo di relazione che abbiamo. Termini diversi che danno un connotato sociale alla relazione.
Ma se dico "la mia amica", nessuno sa esattamente cosa intendo. E anche quando qualifico questa amicizia, e' molto difficile capire quale sfumatura di grigio la tinteggi.
Poi bisogna considerare la reciprocità nelle amicizie, che spesso e' data per scontata; pensiamo all'amicizia secondo Aristotele, che parla di 3 tipi, dal livello più "basso" e utilitaristico a quello più elevato e profondo, si presume sempre che entrambe le persone coinvolte vivano questa amicizia nello stesso modo, con lo stesso livello di coinvolgimento. Cosa succede quando un rapporto di amicizia nasce ed e' sbilanciato sin dal primo vagito? Cosa succede quando una componente della diade ritiene questa un'amicizia importante, e l'altra no? Quanto puo’ durare questo tipo di amicizia prima che si sgonfi come un souffle’ montato male?
Se avete mai vissuto amicizie di questo tipo, prima di tutto mi dispiace: partendo dal presupposto che voi eravate la parte non interessata, presumo che sappiate bene che sono amicizie sfasate, fastidiose e faticose perche' c'e' una persona che fa una fatica bestiale a cercare di provare emozioni che non sente, per cui ogni interazione e' vissuta come una sorta di auto-costrizione, a volte tortura, mentre l’altra, ignara, continua a dargli ossigeno, ne ha per qualche motivo bisogno; questo ovviamente vi fa sentire in colpa, come fate a mollarla poverina poi e' da sola non conosce nessuno in questa città, mentre voi vorreste fare tutt'altro, anche infilarvi una forchetta in un occhio piuttosto che passare un altro minuto con lei. Cosi' questa amicizia continua ad andare avanti, in un circolo vizioso e spossante per voi. Ed inutile.
Un'amica e' come una banca energetica collegata a pannelli solari, a volte tu sei il sole che la ricarica, a volte lei, e comunque quando vi trovate, vi ricaricate entrambe, perche' l'interesse a passare insieme del tempo, che e' la valuta più preziosa in ogni amicizia, e' reciproco. Alla fine di ogni contatto il bilancio personale energetico deve essere positivo. Ti vedi con la tua amica e torni a casa carica, anche se hai dovuto ascoltarla mentre piangeva o soffriva. Le amicizie sbilanciate, invece, sono dei vampiri energetici, e come tali bisogna ridurre il tempo dedicato loro o, ancora meglio, eliminarle appena possibile.
Tutte le amicizie sbilanciate hanno una data di scadenza nel momento in cui iniziano, sono rapporti destinati a finire, uno può provare ad incoraggiarli e nutrirli, ma finiranno per implodere, misericordiosamente devo dire, nonostante tutti gli sforzi, lasciando un senso di sollievo e, simultaneamente, un sapore amaro in bocca a chi questa amicizia l'ha vissuta nel tempo come un peso, spesso un supplizio, pur continuando ad alimentarla principalmente per il bene presunto dell'altra persona. Un resoconto onesto, un post-mortem completo di un’amicizia cosi’ non può che includere parole come “spreco di tempo” e “sarebbe dovuta finire prima”.
Ve lo dico per esperienza personale: quando in una relazione, una delle persone coinvolte deve sforzarsi per farne parte, per qualsiasi motivo, vuoi per compassione, tradizione, o senso di colpa, la fine, quando arriva (perche’ arriva), fara’ più male a lei, che questa amicizia l’ha subita, che all'altra parte coinvolta, che invece troverà il modo di infilarvi LEI quella forchetta nell'occhio, continuando a farvi sentire in colpa. Mentre lei fa la vittima, come tutte i manipolatori d'eccellenza. Se solo sapesse.
Vi chiederete, come faccio a saperlo, ad essere cosi’ convinta?
Cosciente del fatto che oggi abbiamo tutti la capacita’ di attenzione di un pesciolino rosso (o sono solo io?!?) ve lo racconto nel prossimo post.