Bella domanda... a volte me lo chiedo anch'io... ma visto che ci sono persone che non conoscono le mie vicende storiche, provvedo a dare un "breve" ma dettagliato riassunto.
Sono nata nel lontano 1966 a Milano. Ho sempre avuto un'attrazione per l'America, forse accentuata dai ricordi di una nonna (dal nome America!), emigrata da bambina e poi tornata indietro in Italia, che parlava sempre dei "bei tempi" a Nuova York-a...
Diplomata al Liceo Classico Manzoni di Milano, scelgo di non continuare gli studi e di iniziare a lavorare. Fortunatamente amando l'inglese sono sempre riuscita a trovare lavori dove, in qualche modo, l'inglese doveva essere utilizzato. Mantengo una corrispondenza con una ragazza di Chicago grazie alla quale corono il mio sogno di andare in America nel 1988, quando prendo 3 settimane di ferie e parto alla volta di Chicago. Geri, la mia penpal, mi porta in giro per Chicago e mi regala il biglietto per New York, per andare a trovare i suoi zii, Uncle Frank, che vive a Brooklyn, e Uncle Pat che vive a Wantagh, Long Island. Torno in Italia con le lacrime agli occhi e la vita continua. Cambio altri lavori, mentre sul fronte sentimentale e' un disastro, ma dopo un lunga (troppo) storia con uno di 12 anni piu' vecchio (non solo anagraficamente, ma mentalmente), trascorro 3 anni fantastici, libera come una farfallina... diciamocelo pure, a divertirmi!! Dopo 3 anni di divertimento, all'eta' di 26 anni, comincio a sentire l'orologio fare tic-tac, e mi spavento perche' il panorama maschile intorno a me e' un po' deprimente. E qui interviene il fato: la mia penpal, Geri, si sta per sposare e sono ovviamente invitata al matrimonio. Ovviamente non so cosa fare, anche perche' ho iniziato da poco a lavorare per la DHL, a 10 minuti di macchina da casa, buono stipendio, boss caruccio... sono ancora in prova, ma il fato (ancora) vuole che il boss mi dia una settimana di ferie. Parto, vado a Chicago, e al matrimonio sono seduta al tavolo della famiglia, dove conoscevo gia' i suoi zii. Sono seduta di fianco al cugino di Geri, che vive in California e continua a portarmi dei cocktails, "Skip's special"... se non avete mai visto un matrimonio americano, e' una pacchianata con orchestra, cantanti, bridesmaids dai vestiti ORRIBILI... si balla e si beve per ore e ore, ovviamente viene annunciato che c'e' un guest che e' venuto dall'Italia, io che salto sul tavolo un pelino brilla... insomma, mi ricordo di avere bevuto, mangiato e ballato fino probabilmente all 11 di sera. Il giorno dopo ritorno a Milano, atterro distrutta e vado al lavoro... e' lunedi'. Il venerdi' arriva una telefonata a casa, Marta risponde e urla "Moky, e' in ingleseeeeee". Ed era J, il cugino di Geri, quello seduto di fianco a me al matrimonio, che mi chiama dalla California. Parliamo per 1 ora. E cosi' anche il giorno dopo... poi mi arrivano i fiori... poi il regalo per il compleanno... e poi telefonate su telefonate (14 anni fa, ha speso $914 a luglio e $720 ad agosto... lo so perche' ho ancora le bollette da qualche parte). Siccome suo padre era un flight engineer per American Airlines, decide di usare il suo free pass e venirmi a trovare alla fine di agosto... e io faccio la pazzia e mi compro il biglietto per Los Angeles, just in case. La vacanza insieme e' un sogno, Venezia, Lago di Como... poi J si ammala tornati a Milano ed e' a letto (nel letto dei miei!!) per 2 settimane. Quando si rimette in sesto (deve essere stato il troppo sesso...) il 9 settembre 1993 partiamo insieme per Los Angeles, mentre una mia collega porta le dimissioni al mio capo... Ci sposiamo il 6 Novembre davanti al Judge of Peace di Ventura (ora Uncle Frank e' anche il "mio" Uncle, e Uncle Pat e' mio suocero...), compriamo una bella casettina il 3 dicembre.... ci sposiamo in chiesa in Italia a giugno del '94... e a luglio del '95 nasce Christopher! Rimango incinta ancora all'inizio del '98, e ad aprile lasciamo la California con 1 bambino, 1 cane, 2 gatti ed io incinta di 3 mesi con nausee ridicole, che gestisco succhiandomi liquerizie a go-go, mentre ovviamente guido il pulmino (J guida la sua macchina) e ci facciamo la traversata coast to coast fino al New Jersey, dove J e' stato trasferito. Novembre '98, nasce Emily. Novembre 2000, nasce Vivian. E cosi' arriviamo a luglio del 2007, quando ripartiamo, questa volta con 3 gatti, 1 cane e 3 bambini (ringrazio il cielo per il dvd in macchina!!) alla volta dell'Arizona, dove J ha ricevuto un trasferimento. E cosi', la mia vita spericolata americana continua.
Mi piace vivere qui? Si', moltissimo. Tornerei in Italia? Quest'estate la mia risposta era "Si'" ora e' "Non sono sicura". In generale lo stile di vita americano mi si addice, la gente e' piu' rilassata, forse fin troppo, per quanto riguarda le apparenze, per cui non succederebbe mai di vedere una casalinga in pelliccia che va a fare la spesa. La prima cosa che ho adorato in California e' la liberta' dai codici non scritti di abbigliamento italiani, che esistono probabilmente non solo a Milano ma in tutte le citta' e certamente nei paeselli. Il lato negativo della medaglia e' che vabbe' essere liberi, ma un po' di gusto nella liberta'! Poi la gente e' mooolto cordiale, ti salutano tutti, e io saluto tutti, anche se non li conosco. Si chiacchiera del piu' e del meno con estranei ovunque si va, basta sorridere, ed e' un continuo "Hi, how you doing?" "Hello, how are you?"... e non parlo solo della provincia, era cosi' a Ventura, che ' una citta' abbastanza grande, era cosi' a Point Pleasant, paesello marino piccolino, ed anche a Sierra Vista. Ma la gente e' disponibile a sorriderti e a scambiare 2 chiacchiere anche a New York o Los Angeles...
Ci sono molte cose che mi mancano dell'Italia e di Milano, prima di tutto i miei e mia sorella, e poi le amiche con cui ho condiviso tanto e che mi hanno sopportato tanto... poi il profumo del pane fresco al mattino presto, i mercati rionali con tutti i colori e i suoni e la verdura fresca che ha sapore, i pomodori che sanno di pomodoro, non di corda bollita... mi manca l'ospitalita' degli italiani, che quando fai breccia nella loro riservatezza e ti invitano nelle loro case, ti offrirebbero il mondo se potessero... quante volte sono andata a casa di conoscenti qui e non mi e' stato offerto niente, magari se lo chiedevo, un bicchiere d'acqua... mi mancano gli abbracci che ci scambiamo tra amici, abbracci forti, caldi con il doppio bacio, mentre qui, invece degli abbracci, si avvicinano i toraci ma non troppo, e poi mettono un braccio intorno alla spalla dell'altra persona e gli danno 2 o 3 pacchette sulla scapola e si scambiano 1 "air-kiss".. e' come se avessero paura del contatto umano, mah. Mi manca il vedere e sentire la passione tra persone che, non importa l'eta', stanno discutendo e muovono le mani e alzano la voce, mentre qui, a meno che non siano italo-americani, sussurrano quasi, e non li senti discutere, meno che meno li "vedi" discutere, le mani sono ferme...
Ma ci sono anche moltissime cose che NON mi mancano dell'Italia, mi viene in mente per prima cosa essere a casa di amici e tutti che fumano intorno a te, e io che non fumo sono costretta a succhiare la loro merda nei miei polmoni; il casino incontrollato che gli italiani fanno quando sono in aeroporto, e io che sono felice di riuscire a passare per americana, grazie ai bambini e marito che parlano inglese, e faccio finta di non capire; le macchine parcheggiate sul marciapiede e nessuno che gli da una multa; i commenti senza gusto (quindi disgustosi) che uomini e ragazzi fanno alle ragazze che passano per strada, e nessuno che dice niente, anzi, lo ritengono un complimento e pensano che la ragazza se lo merita perche' ha la minigonna e una scollatura.... Insomma, a chi mi chiede se mi trovo bene qui, la risposta e' si', mi trovo benissimo, ho sempre avuto case grandi che non avrei mai potuto permettermi in Italia, ho visitato posti che prima mi ssarei sognata, ho una qualita' di vita che, per me, e' migliore di quella che ho visto in Italia quest'estate. Non siamo ricchi, ma riusciamo a permetterci moltissime cose che in Italia sembrano solo per ricchi, 3 computer, la piscina, mangiare fuori tutte le settimane, insomma il consumismo e' parte della mia vita, anche se cerco di limitarlo. Obiettivamente, non saprei dire se e' meglio vivere in Italia oppure qui. Non e' mai bianco o nero, giusto o sbagliato, soprattutto quando ad influenzare una scelta concorrono moltissime sfumature diverse. Cio' che rende bellissima l'Italia non e' cio' che rende bellissima l'America... io per il momento resto qui, poi domani si vedra'. A dopo!