giovedì 19 gennaio 2012

Taco al Jackfruit

Sono sicura che la frase che segue fara' scuotere la testa in dissenso a molti, ma  non ho perso la zucca, giuro: come sempre la mia umile opinione si e' formata nel corso dei due decenni vissuti in America, e sono cosciente di essere la minoranza quando dico che in campo culinario/gastronomico, a me sembra che gli italiani (ok, edit: alcuni italiani) si comportino spesso da presuntuosi.

Durante i primi anni di vita qui, di questa categoria di "snob" facevo parte anche io, assaggiando piatti di altre cucine con la superiorita' di chi e' cresciuto sentendo dire spesso e da molteplici fonti che "la cucina italiana e' la miglior cucina del mondo". Ogni boccone fatto in un'altra realta' gastronomica serviva pero' ad erodere quella superbia che era emigrata con me.

La prima volta che ho assaggiato un avocado ad esempio (un collega di mio marito aveva degli alberi e ne aveva portato dei borsoni al lavoro da regalare ai colleghi) non sapevo cosa aspettarmi, un frutto su un sandwich, ma cos'e'?  Avevo quasi paura. E invece me ne sono innamorata,  non subito, dopo un paio di assaggi timidi e soprattutto quando l'ho combinato coi sapori inconfondibili della cucina messicana e centro-americana, il cilantro, la salsa (da non confondersi con quella italiana, quella messicana e' un miscuglio di pomodori a pezzetti, cipolle, aglio, peperncini vari, cilantro, a volte fagioli neri, mais, chipotle [il jalapeno affumicato] altre volte  frutta come il mango...), il cumino, i vari chili con diverse gradazioni di piccante: i sapori della cucina messicana, che tra l'altro e' facilmente veganizzabile, sono fantastici e, lo affermo con convinzione, equiparabili come esplosione orgasmica papillare a quelli della cucina italiana. Ma senza quell'aura di sofisticazione un po' finta che ormai circonda piatti italiani, nati per sostentare i nostri antenati durante lunghe e dure gornate di lavoro, e qui considerati "fancy foods".  (Un antipasto di bruschetta per $15? No grazie!)

Ultimamente poi sono assolutamente presa dai sapori della cucina indiana, con spezie dagli aromi intensi e sensuali, il coriandolo, il cumino, i vary curry... insomma, onestamente vi dico che cucino italiano quando sono di fretta e ho solo tempo per un sughetto veloce oppure quando sento il desiderio di preparare un piatto di memorie...

Il coraggio di non solo mangiare ed apprezzare altre cucine, ma anche di sperimentarne le ricette e' nato col vivere in un paese dove ogni cultura, ogni nazione e' rappresentata in ristoranti di grandi e piccole citta' (in vari gradi) ma e' sicuramente stato messo in quinta dal mio essere vegan perche' la scelta per mangiare fuori e' diminuita istantaneamente ed abbiamo dovuto imparare (in realta', si tratta sempre di lavori in corso!) a cucinare noi i piatti che adoravamo "b.v" (before vegan), aprendo cosi' le frontiere culinarie mentali con cui comunque avevo sempre convissuto .... infatti quando qualcuno mi chiede "Cosa mangiate?" , la mia risposta e' sempre "everything and anything", di tutto e in tutte le salse e i condimenti del mondo, purche', ovvio, non abbia avuto genitori e non abbia avuto l'istinto di scappare per sopravvivere!

Mi rendo conto che l'atteggiamento "superbo" di molti italiani, soprattutto quando viaggiano all'estero,  non e' dettato tanto da presunzione, bensi' dalla paura di cio' che e' diverso, cosi' come succede in altri aspetti di vita, e dal conforto che il cibo cui uno e' abituato da una vita apporta. E' normale, all'inizio di un'avventura estera. Bisogna pero' restare aperti alla possibilita' di un'evoluzione nei propri gusti ed accoglierla come un progresso, non un evento negativo.
Poi  rido pensando che spesso le persone che proclamano la superiorita' italiana in cucina sono quelle che hanno un'esperienza di altre cucine  limitata alla visita al ristorantino (italo)cinese di quartiere una volta all'anno!

Con tutto cio', confermo di non avere nessuna pretesa culinaria, ho una passione per la cucina simile a quella che ho per lo stirare: lo faccio perche' devo, poi durante scopro che non mi dispiace troppo e mi diverto pure (quando stiro mi guardo vecchi film, se posso), ma dovessi scegliere, non lo farei. Infatti il mio non e' un blog di ricette vegan, pero' sono vegan e cucino, spesso ricette di cucine "esotiche" o comunque non italiane, e ogni tanto mi piace condividerne alcune cui sono affezionata o che trovo uniche e originali. Come questa, che ho scoperto durante una delle prime visite fatte al primo e unico ristorante vegano della contea Cochise, "Poco" di Bisbee, che ha appena celebrato il primo anniversario: nel menu' che cambia giornalmente, c'e' sempre burrito o taco, farciti con ingredienti spesso insoliti, come i cavolini di Brussels arrostiti o "carnitas" di jackfruit.

Il jackfruit non lo conoscevo prima di averlo assaggiato da "Poco", ne' come frutto ne' tanto meno come ingrediente in un piatto "salato", ma e' delizioso e si presta benissimo a sostituire ingredienti di origine animale perche' prende una consistenza che non ha niente a che fare con un frutto.

Io trovo le scatole di jackfruit "immaturo" ("young jackfruit", non quello maturo conservato in sciroppo) nei due negozietti asiatici in citta': pago circa $2 per latta,  ma si possono trovare anche su amazon per un prezzo simile.

Questa ricetta facile, che ho trovato su internet e variato secondo i miei gusti, la si puo' usare sia per preparare burritos che tacos.


Le latte di jackfruit (io devo raddoppiare la ricetta, siccome siamo in meta' di 12...) con alcuni degli ingredienti per preparare i tacos


JACKFRUIT NOT-CARNITAS

Ingredienti spezie:

3 teaspoon cumino in polvere
2 teaspoon chili in polvere
1 pizzico di cayenne
1/4 teaspoon paprika
1 teaspoon origano
1/2 teaspoon aglio in polvere
1/4 teaspoon pepe
1/2 teaspoon sale
1 teaspoon succo di lime (fresco)
1 teaspoon salsa di soya

Ingredienti jackfruit:

1 tablespoon olio (io non uso quasi piu' olio quando cucino, ma uso acqua o brodo vegetale)
1 cipolla piccola, a cubetti
2 spicchi d'aglio, schiacciati
miscuglio di spezie di cui sopra
1 latta (20 once) di jackfruit, scolato e sciacquato
1 tablespoon di sciroppo d'acero (immagino che un cucchiaino di zucchero o di nettare d'agave siano sostituibili)

Procedura:

In una padella a fuoco medio aggiungere olio (o acqua/brodo), cipolla, aglio e il miscuglio di spezie. Girare finche la cipolla non diventa trasparente e ben mescolata con le spezie. Aggiungere il jackfruit e lo sciroppo d'acero e cuocere, girando occasionalmente per "rompere" i pezzi di jackfruit.



I pezzi di jackfruit all'inizio della cottura. Pian piano, cuocendosi e con l'aiuto della spatola, si ridurranno a brandelli, assumendo un aspetto incredibilmente simile a quello delle carnitas fatte di carne, ma senza colesterolo, senza grassi ne' violenza :) E'l 'ultima foto che ho scattato di questa ricetta, la pila si e' scaricata ... sorry.... :(

Continuare a cuocere e girare e "sbrindellare" i pezzi di jackfruit, che si caramellizzeranno grazie allo sciroppo d'acero, aggiungendo un pochino d'acqua se necessario, finche' tutto il liquido si e' assorbito.
Io preparo il resto degli ingredienti per assemblare i tacos mentre il jackfruit cuoce: scaldo le tortillas, in padella, al microonde o al forno e le tengo in caldo tra due strofinacci (o nell'apposito contenitore); preparo un pico de gallo veloce con pomodori, cipollotti verdi, aglio, cilantro e sale (niente chili altrimenti le bambine non lo mangiano), oppure uso salsa in vasetto acquistata; se ho un avocado o due maturi, preparo una guacamole veloce; scaldo una latta di fagioli neri(scolati e sciacquati) in padella, con della cipolla, cumino in polvere, un pochino di chili in polvere e una spruzzata di aceto e ne schiaccio circa la meta'; se ho del riso (integrale e' meglio) gia' pronto, lo scaldo con il succo di meta' lime, cilantro sminuzzato, un po' di sale; dell'insalata tipo la romana a listarelle, e magari altro cilantro (mi piace, si capisce?) tagliuzzato. Metto tutto in tavola e ognuno si prepara i taco come crede.

Per Violet, maco a dirlo, bisogna sempre preparare un burrito cosi' ha meno possibilita' di coprirsi di cibo da testa a pedi!

La parte piu' deprimente e' il pensiero dei piatti/pentole da lavare!


p.s.: per la conversione in grammi, ci sono tante tabelle in giro, ma approssimativamente, 1 teaspoon e' circa 5gr, 1 tablespoon 15gr. Siccome non si tratta di preparare torte o altro al forno, non e' necessario essere super-precisi, specialmente in questa ricetta, dove le preferenze personali sono assolutamente benvenute!





17 commenti:

  1. Ciao Moky,
    pure a me dà molto fastidio l'atteggiamento di quegli italiano che pregiudizialmente affermano che la cucina italiana è la migliore al mondo e alcuni si rifiutano proprio di assaggiare altre cucine e altri sapori.
    Io adoro la cucina indiana, e mi piace molto anche quella thai. Su quella messicana non posso dire molto perché l'ho assaggiata solo in scadenti ristoranti statunitensi e non mi ha esaltato.
    Quindi in linea di massima sono d'accordo con te. Però attenzione a non buttare il bambino con l'acqua sporca. È un dato di fatto che la cultura gastronomica italiana sia una delle più ricche del mondo. Per la tradizione, per la ricchezza degli ingredienti, per la sua creativa e gustosa semplicità. E questo non lo dicono solo gli italiani. Hai mai visto questa serie? jamie's great italian escape.
    Non vorrei che il nostro vizio nazionale di autoscreditarci ci portasse a denigrare anche una delle poche cose buone che abbiamo :-)

    Saluti

    P.S. Il ciliantro (o coriandolo) si usa anche in Italia (almeno da dove provengo io) almeno dai tempi dei miei bisnonni (ma credo da molto prima)

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  2. Ciao Moky!!!

    Da Italiana che vive in USA, vegan come te e che adora cucinare non posso che sottoscrivere quanto detto da te. Anche io mi sono un po alla volta innamorata dell'avocado, ho imparato ad amare e usare spezie indiane come il cumino e il curry. Da buona vegana ho cominciato ad assaggiare il tofu (quello semplice bianco) e a prepararlo tipo insalata caprese, con pomodori tagliati a fettine, olio d'oliva, sale e origano e ti diro' che mi piace non tanto, ma tantissimo!!! Ho imparato ad utilizzare il riso integrale piu' spesso, a preparare la fajita con il seitan al posto della carne, che tra l'altro e'buonissimissima, e a preparare tanti altri piatti della cucina internazionale, oltre ad utilizzarne gli ingredienti. In tutto cio' ci ho solo guadagnato, e ne hanno guadagnato le nostre papille gustative! Viva la cucina del mondo!

    Dora

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  3. Gli italiani che cercano gli spaghetti, l'espresso, la parmigiana, ecc, in tutto il mondo sono davvero patetici ma sono, mediamente, quelli che fanno i viaggi organizzati e gli stessi che, in America, li trovi a fare la coda da Abercrombie&Fitch, da Polo RL, ecc.
    Non sono viaggiatori, sono turisti.
    Il jackfruit l'ho mangiato alle Hawaii ma non ne ricordo la preparazione.

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  4. @Dioniso: infatti, la cucina italiana e' giustamente amata e celebrata in giro per il mondo, e piace, ovviamente, anche a me. Non la considero la cucina migliore del mondo solo perche' sono italiana pero', proprio peche' ho assaggiato piatti di altre cucine che mi fanno sbavare solo a pensarci. E' una cucina ottima, con accostamenti azzeccatissimi e creativi, cosi' come quella di altri paesi. Io ho libri di cucina vegan di tante culture diverse e sono sempre pronta a provarne di nuove. I primi anni che vivevo qui, invece, mi limitavo alla cucina italiana... che errore!!
    Una pecca della cucina italiana secondo me risiede proprio nella tradizione che la rende spesso inflessibile ed e' difficile essere innovativi. Parlo sempre da poco esperta. Il coriandolo fresco non l'avevo mai assaggiato prima di venire negli US, a me piace tantissimo, ma ricordo un paio di post passati in altri blog, dove i commenti erano negativi sul cilantro... io lo metto dapertutto, ieri sera persino su una zuppa di split pea... Jamie Oliver e' un tipo interessante, amato da molti americani per i suoi tentativi di cambiare tante abitudi oprribili che gli americani hanno, soprattutto di "sgrassare" i pranzi scolastici... Per me e' un po' una missione vuota, ma lui e' bravo per provarci. Non solo Jamie, qui ci sono decine di "chef" italiani o italo americani di successo in tv, Lidia Bastianich, MaryAnn Esposito, Michael Chiarello, Mario Batali, Giada DeLaurentis etc etc, tutti si rifanno alla tradizione culinaria italiana, anche piuttosto fedelmente (la Bastianich e' di Trieste, mi sembra, e Giada e' la nipote di DeLaurentiis il produttore e Silvana Mangano...) Insomma, siamo tutti d'accordo che la cucina italiana e' buona, ma rimaniamo aperti alle delizie di altri paesi. Il campanilismo di alcune persone che ho incontrato e' scoraggiante.

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  5. @ Dioniso: la cucina messicana e' una cucina deliziosa, ricca di sapori. Dovresti trovarti qualche buona ricetta e provare a cucinare tu. Ricordati sempre che ogni cucina riceve influssi piu' o meno forti dal paese in cui emiogra, ad esempio la "sour cream" che viene messa in quasi tutti i piatti messicani qui, non c'azzecca niente col Messico (per fortuna io non l'ho mai mangiata perche' ho sempre odiato formaggi e creme...)... se dovessi tornare negli US, riprova col messicano, scgli pero' il ristorante con attenzione... cerca su www.yelp.com e leggi cosa dice la gente prima di andarci :)

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  6. @ Dora: sono d'accordo al 1000%. Cosi' come ci guadagna un paese nell'aprirsi ad altre culture, ci guadagnano anche i nostri palati!!

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  7. @ Titti: quelli che menzioni sono la triste vergogna degli italiani all'estero... quelli che in aeroporto fanno casino (quelle che avevi incontrato tu, che dicevano che andavano a prendersi il gelato da 1000$... )... ma ci sono anche italiani che non sono propriamente turisti, e che continuano a cercare di vivere una vita all'estero come se fossero ancora in ITalia, e che magari si lamentano che non trovano certi cibi italiani... capisco che mangiare la Nutella a molti da conforto, ma io per esempio ho provato un burro di nocciola (fatto proprio con le nocciole, mica l'ingrediente #20 nella lista) al cioccolato, senza aggiunte di altre schifezze chimiche e (blah) latte, ed e' buonissimo!! Spesso gli italiani sono prevenuti e pregiudicano.

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  8. @ Valeria: ripeto quello che ha scritto Dora: viva la cucina del mondo!! :)

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  9. La mia regola è non mangiare MAI italiano quando sono all'estero (e se si trovasse della buona cucina etnica lo farei anche qui in Italia quando vado a mangiare fuori)

    Viva la varietà !

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  10. Moky, sono totalmente d'accordo con te. Infatti neppure io penso che la cucina italiana sia la migliore al mondo. Anche perché sarebbe un po' difficile trovare dei criteri oggettivi per assegnare la palma. Mi sento però di poter affermare con una certa sicurezza che la nostra cucina si trovi sicuramente nella zona di vertice della cucina mondiale.
    Quello che tu dici sulla tradizione è vero. Ci sono alcuni che la prendono alla lettera e codificano. Parzialmente va bene anche quello, ma non si può prescindere dalla contaminazione e dall'innovazione. Fattori da sempre presenti nella nostra cultura. Altimenti staremmo ancora qui a condire i cibi con il garum (direbbe Bersani). Il pomodoro, le melanzane, il peperoncino e mille altri ingredienti che sembrano parte una tradizione millenaria sono in realtà stati acquisiti in un passato relativamente recente. E quindi perché non aprirsi anche ad altri ingredienti? E infatti nelle riviste tipo La Cucina italiana trovi ricette del tipo: linguine con avocado e fiori di zucca, INSALATA DI AVOCADO NEL CETRIOLO, TIMBALLINI DI AVOCADO, BUDINI DI SALMONE CON CREMA DI AVOCADO, per fartela breve la parola chiave avocado recupera 112 ricette. Con “coriandolo” ne ottieni 250 (PATATE E CAROTE NOVELLE CON SESAMO E CORIANDOLO, FAGIOLI STUFATI AL CORIANDOLO, ecc). Tra l’altro fresco lo adoro pure io. Curcuma: 27 ricette, masala: 11 ricette. E così via. Questo per dirti che un può pure innovarsi anche mantenendosi nel solco della tradizione che volenti o nolenti abbiamo assorbito sin dall’infanzia. E che gl’italiani che vanno in giro a cercare la pasta al sugo nel Tibet non sono rappresentativi di un’intera nazione.
    E concludo il lunghissimo, e spero non troppo noioso, intervento dicendo che il motto di AD Blues è anche il mio.

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  11. @Dioniso: figurati, i tuoi commenti sono sempre apprezzatissimi. Ammiro la tua intelligenza e apprezzo il tuo punto di vista.

    L'idea della cucina italiana ai vertici di una ipotetica graduatoria la condivido, ma sono di parte. Ti racconto che quando J ed io ci siamo sposati in Italia nel '94, sono venuti dall'America diversi parenti di mio marito, grazie alla generosita' di mio suocero e dello zio. Anyway, una parente (la figliastra di mio cognato) non solo e' venuta al matrimonio, ma si e' pure fatta un bel giro a Roma ed altri posti (sempre gratis lei). Be', ha odiato TUTTO dell'Italia, dalla gente al cibo. Tutto. E si' che l'abbiamo anche portata in ristoranti raccomandati dsa amici romani... lei mi disse "Non vedo l'ora di tornare alle Hawaii e mangiare riso e poi (uno dei piatti tipici hawaiiani)"... Per lei, la cucina italiana fa schifo, quella "nostrana". Certo, una persona cosi' miope ed ignorante non dovrebbe votare, ma e' la dimostrazione che se uno e' abituato a mangiare sempre le stesse cose (vuoi che sia le lasagne della mamma o della merda cotta), e non ha una mentalita' aperta, tutto cio' che e' nuovo o diverso gli fara' schifo.
    Sono comunque con te e con Alex e con chi ama la varieta' (nel mio veganismo, of course!!)

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  12. Sinora sono stato in Germania, Gran Bretagna, Usa, Francia, Spagna e Giappone e ogni volta che sono tornato mi e' stato chiesto:" e come hai mangiato?" ed io ho se,pre risposto:"bene;basta mangiare quello che mangiano i locali e poi cibandomi per la maggior parte di verdure, non posso che trovare cose buone".

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  13. Anch'io quoto Dora! A Dora consiglio anche la ricotta autoprodotta e insaporita (ho pubblicato ieri la ricetta) da mettere sulla pizza o in insalata!
    Ahh, è vero, quelle tre cretine che cercavano il gelato a 1000$!!

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  14. A proposito, solo adesso mi sono andato a vedere la pagina sul jackfruit. Ho visto che ha anche un nome italiano: giaco. Non credo di averlo mai assaggiato, ma sarei curioso. Soprattutto dopo aver letto che "il sapore è un misto di mela e ananas, con retrogusto di vaniglia, delizioso nelle migliori varietá." Interessante anche che è "il più grande frutto esistente in natura tra quelli che crescono dagli alberi. Può superare i 40 cm di diametro e i 30 kg di peso".

    Nel viaggio a Cuba vidi e assaggiai con grande stupore frutti deliziosi di cui non conoscevo neppure l'esistenza. Come il mamei, la guayaba , la guanàbana.

    Un saluto e buona domenica

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  15. @Titti: ho rivisto con piacere la tua ricetta sul tuo blog, che che ricordo da VB... fuori tema, ma il 27 gennaio inzia il Gem SHow do Tucson e sto pregando J di andarci... se non vuole venire, ci vado da sola, poi ti diro' com'e', che magari l'anno prossimo vieni con la tua collezione di gioielli!!

    @Dioniso: "giaco", interessanto e proprio una transliterazione (si dice cosi' in italiano?) da jackfruit!! Il sapore del giaco immaturo, quello che si usa nelle ricette saporite, e' piu' simile a quello del carciofo in scatola... leggermente acidulo, ma per lo piu' senza grandi caratteristiche. Io lo afccio anche con la salsa barbeque, e alla fine della cottura assomiglia, in aspetto e sapore, al "pulled pork" che nel sud USA si usa per sandwiches etc.
    Immagino che il giaco maturo sia una cosa totalmente differente. Io adoro la frutta e quella tropicale e' una roba da libidine. Mia sorella in Hawaii ha degli alberi di papaya e una mattina per colazione abbiamo mangiato una papaya fresca appena colta... mammamia che buona!! Questo sarebbe un viaggio che farei supervolentieri: un giro del mondo alla ricerca dell'assaggio della frutta locale!! Intanto tu sei gia stato a CUba, ti restano un migliaio di altri paesi... :)

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  16. Eh sì, sarebbe bello fare codesto viaggio :-)
    Wiki veramente dice che giaco viene dal portoghese jaca. E credo che anche l'inglese l'abbia preso di lì. Ma l'origine più antica... Dalla pagina inglese: The name "zong kaa" is derived from the Portuguese Jaca,[5] which in turn, is derived from the Malayalam language term, Chakka.[6][ചക്ക].... The common English name jackfruit is a name used by the physician and naturalist Garcia de Orta in his 1563 book Colóquios dos simples e drogas da India.[8][9] A botanist, Ralph Randles Stewart suggests that it was named after William Jack (1795–1822), a Scottish botanist who worked for the East India Company in Bengal, Sumatra and Malaysia.[10] This is apocryphal as the fruit was called a "Jack" in English before William Jack was born: for instance, in Dampier's 1699 book, A new voyage round the world.[11]

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