Sto preparando un post sulla scuola americana, centrato sulla strada che porta al college, ma sono spinta da una forza cui non so resistere a scrivere qualcosa in merito alla situazione politica americana del momento, soprattutto perche' oggi sono in corso le elezioni primarie repubblicane in Arizona (e Michigan) e i 4 candidati repubblicani rimasti "in gara" sono cosi' ovviamente inadeguati a coprire quella che senza dubbio e' una delle cariche piu' importanti nel mondo, che la rielezione di Obama diventa ogni giorno che passa quasi scontata. (e incrocio le dita...). Ribadisco la mia previsione (e quella di numerosissimi commentatori politici): Mitt Romney ricevera' la nomina per "default", quando gli altri "3 moschettieri" cadranno pesantemente, schiacciati sotto il peso di una retorica cosi' antistorica e anacronistica da far venire i brividi. Di paura vera.
Una divertente (e stupefacente, per i contenuti) analisi comparata del perche' ne' Romney ne' Santorum sono ancora emersi come candidati capaci di "battere" Obama e' stata fatta ieri sera da Jon Stewart sul suo Daily Show (questo
il link). Guardate e stupitevi, vi fara' sentire meno tristi sulla situazione politica italiana. La nostra potrebbe diventare orribile in pochi mesi...
Gli US sono un paese dove, nonostante l'avanzamento sociale, il razzismo esiste ancora, spesso e' latente, nascosto e negato vigorosamente in pubblico (per farvi un esempio, vi riporto il commento di una "parente" americana su facebook in merito alle proteste lanciate da alcuni afro-americani causate dallo "skit" di Bill Crystal agli Oscar: "Chi, io? Razzista? Assolutamente no... pero' questi neri che si lamentano sempre se uno li prende in giro, che hanno un mese intero dedicato a loro, hanno un loro canale tv... E noi cosa abbiamo??" Giuro non me lo sono inventato...), ma filtra comunque e lo si percepisce in situazioni sociali e mai l'ho testimoniato piu' chiaramente da quando Obama e' stato eletto.
Ci sono milioni di persone che vivono in un mondo loro, Bill Maher lo chiama "the republican bubble", la bolla repubblicana, impermeabile ai fatti e alla realta', odiando un presidente che non esiste, che e' frutto della loro bigotta immaginazione, disprezzandolo per principio, incapaci di riconoscere i risultati realizzati durante la sua presidenza.
Per capire la radice di questo disprezzo, guardatevi questo adesivo che ho "trovato" sul paraurti di una macchina al supermercato locale:
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"Pro-vita (anti-aborto), pro-Dio, pro-armi, anti-Obama" |
Mi e' quasi venuta voglia di applaudire perche' e' difficile concentrare tante cagate in un rettangolino, ma ci sono riusciti: trovo che un messaggio cosi' aggressivo, contraddittorio e ipocrita sia proprio il poster di quello che sta succedendo politicamente negli US dal 2009 ad oggi.
Il bigottismo e il razzismo "latente" di cui accennavo prima, sono il "motore" che spinge i detrattori di Obama ad odiarlo, e non uso la parola "odio" con leggerezza: ho ascoltato con le mie orecchie conversazioni in cui veniva paragonato all'anticristo, al diavolo, a Hitler, e questo prima ancora che venisse eletto.
Come dimenticarsi i cartelloni della gente nelle piazze americane, in cui Obama, gia' eletto presidente, veniva paragonato ad una scimmia, uno schiavo, Hitler, "The Joker".... Se Obama fosse stato un presidente dal colore meno "offensivo" per i bigotti americani, quelli che lo ammettono senza vergogna e quelli che lo sono di nascosto, sono sicura che non avrebbe ricevuto la meta' delle offese che ha ricevuto nel corso di questi 3 anni e mezzo di presidenza.
Obama e' l'unico presidente che sia mai stato diprezzato "in his face", in faccia, ad esempio durante lo State of the Union, il discorso annuale mi sembra del 2010, quando un rappresentante al congresso ha urlato "You lie!" mentre Obama faceva il discorso, e piu' recentemente la Governatrice dell'Arizona, tal Jan Brewer, e' stata fotografata mentre scuoteva con rabbia l'indice sotto il naso di Obama quando e' dovuta andare a riceverlo all'aeroporto di Phoenix... Certamente, Bush ha ricevuto la sua meritatissima dose di critiche, molte anche velenose e piene di rabbia e frustrazione, ma quando erano nella sua presenza, anche i suoi critici ed opponenti piu' forti sapevano, perche' e' parte proprio dello spirito patriottico con cui crescono gli americani, di essere davanti al Presidente e non avrebbero mai osato togliergli il rispetto che questa carica comporta.
Il fatto che ancora oggi ci siano persone che dubitino che Obama sia nato in America, che pensano sia mussulmano, o comunista, o uno "snob" perche' incoraggia i giovani a prendere una laurea o a frequentare scuole di specializzazione o imparare un mestiere attraverso l'apprendistato, be' la dice lunga sulla testardaggine illogica dei repubblicani.
Quando Barack Obama e' stato eletto quasi 4 anni fa, se da una parte l'America piu' progressista e illuminata ha esultato, si e' commossa e ha salutato l'elezione del primo presidente "bi-racial" non solo americano ma anche di una democrazia occidentale (non ho statistiche sicure, ma penso che sia vero) come la conferma che "the times have changed", i tempi stavano davvero cambiando, "l'altra" America, quella che frequenta la chiesa ogni domenica e usa la Bibbia come libro di scienze, storia, geografia ed educazione civica, l'America che si considera "pro-life", cioe' a favore della vita, se si trova in utero (o come ho sentito dire da un comico "life begins at the erection", la vita comincia all'erezione...), e che contemporaneamente e' a favore della pena di morte e delle armi, ecco, questa "altra America" ha avuto una gran paura e immediatamente ha iniziato la campagna per non farlo rieleggere; prima ancora che gli fosse data l'opportunita' di fare il presidente, di firmare la prima legge o proporne un'altra, questa "altra" America aveva deciso di non considerare con obiettivita' nessun atto che Obama avrebbe fatto, ma di andargli sempre comunque contro. Dalla "riforma" sanitaria, diventata legge dopo mesi di battaglie in congresso alla fine delle quali della proposta iniziale, universale ed inclusiva, e' rimasto ben poco, al "bail-out" di Wall Street e quello di General Motors, ad ogni passo Barack Obama si e' trovato di fronte un muro di somari che, come somari hanno continuato a rifiutarsi di accettare che un uomo che non fosse bianco fosse diventato presidente e, non potendo usare fisicamente i metodi collaudati dalla maggioranza anglo-bianca per 3 secoli , ad esempio linciaggio, impiccagione, rogo di croci fuori dalla casa, lo hanno fatto prendendo in ostaggio il processo democratico, continuando a fomentare paure e sospetti degni di quelli che crearono il maccarthismo e la caccia alle streghe comuniste di 60 anni fa, e a spingere l'ascesa straordinaria di un movimento monocromatico e monotematico (fare di Obama "a one-term president", presidente per un solo termine) come il "tea-party".
Sicuramente vedere Obama nella Casa Bianca, sua moglie e le sue bambine scorazzare nei giardini della Casa che gli schiavi africani avevano costruito 200 anni fa, ha confermato che l'America di oggi non e' piu' quella di 50 anni fa. E non esiste rivoluzione senza reazione, e ogni cambiamento incontra sempre resistenza. Ma l'ignoranza cieca faccio sempre fatica a capirla.