Lunedi' mattina, dopo aver fatto la classe di Step ed aver lasciato Violet con un'amica, sono partita alla volta di Tucson: alle 14 avevo l'appuntamento per prendere (o dare? non saprei...) le impronte digitali "digitalizzate" e la foto che andra' sul mio certificato di naturalizzazione. Ovviamente nel rispetto del multi-tasking che e' diventato per necessita' il mio modo di vivere (in questo momento, ad esempio, mentre digito sulla tastiera, sto lavorando a maglia coi piedi....) una visita a Tucson significa anche trovarmi con Letizia, quando non e' in giro per il mondo!
Non vi dico come ero felice di potermi trovare da sola con lei, l'amica italiana di cui ho parlato qui, perche' i figli son belli e tutto, ma quando hai voglia di chiacchierare con un'amica, sono anche una gran rottura: a loro delle tue di amicizie non gliene importa niente (mentre le loro A NOI importano tanto... ) e tendono ad interrompere il flusso del racconto una trentina di volte minimo all'ora. Invece stavolta sarei stata sola ,e durante il tragitto gia' mi pregustavo un paio d'orette di chiacchiere italiane senza dovermi preoccupare della peste che voleva toccare i gatti, salire sul tavolino, etc.
La realta' e' stata anche meglio della previsione, non solo perche' abbiamo sempre tanto da raccontarci, ma anche perche' abbiamo pranzato sulla terrazza di casa sua, al sole (che mi sono pure arrossata il decollete'... ), nel silenzio che incredibilmente circonda la sua villa situata in una della zone piu' "trafficate" di Tucson, l'area universitaria!! C'e' da dire che a me Tucson piace sempre di piu', probabilmente perche' per essere una "metropoli" conserva sempre il carattere di piccolo avanposto nel deserto (comunque ad 1 milione di abitanti e' la seconda citta' per grandezza in Arizona). Sono anche riuscita a conoscere, grazie al benedettissimo Skype, sua sorella che, momentaneamente seppellita sotto le palate di neve che sono cadute a Bologna negli scorsi giorni, conoscevo ancora solo virtualmente. Ciao Chiara!! :)
Ci siamo lasciate purtroppo sempre troppo presto, ma lei doveva tornare a scoprire qualche altra molecola strana in qualche pianeta lontano migliaia di anni luce, e io dovevo andare a farmi "improntare".
La prima volta che mi presero le impronte digitali, di digitale non c'era niente: nel 1993 le impronte erano ancora prese ad inchiostro, roba che ti lasciava sempre un po' sporca, mentre negli ultimi anni e' tutto computerizzato, e a vedere come funziona e' anche una cosa interessante. Anche gli uffici dell'USCIS di Tucson sono molto diversi non solo da quelli di Newark, dove 6 anni fa ho rinnovato la "carta verde", che si trovano in un edificio vecchio che mi ricordava tanto un ospedale psichiatrico del primo '900; sono anche completamente diversi da quelli dell'INS di Los Angeles degli anni novanta, situati in un un palazzone federale "in centro" citta' dove mi ricordo c'erano centinaia di persone in fila fuori e dentro, dove gli impiegati erano scocciati e non molto gentili e dove si usciva sempre con la sensazione di aver contratto qualche malattia esotica solo col sedersi in sala d'attesa.
Il mio apputamento era alle 14 ed io sono arrivata con 5 minuti di anticipo munita di Kindle, ricordandomi di quanto avevo dovuto aspettare le volte precedenti. Sedute nella sala d'attesa a Tucson c'erano 4 persone. Quattro. Un'impiegata, gentilissima, mi ha dato da compilare un modulo, ha controllato le mie carte e mi ha dato un numero. Mi sono messa ad aspettare, ho tirato fuori il Kindle e alle 14:02 hanno chiamato il mio numero. Per prendere le impronte e fare la foto (le ho chiesto se poteva, cortesemente, fotografarmi cosi' da farmi sembrare la cugina non troppo cessa di Angelina Jolie, richiesta che funziona sempre, l'ho fatto anche per le varie foto di patente, passaporto, etc. e in quest'ultime foto non ho piu' lo sguardo da assassina alcolizzata appena uscita da San Vittore) ci sono voluti 15 minuti. La "signora delle impronte" mi ha detto che l'intervista verra' fatta nel giro di uno o due mesi, e che spesso la cerimonia del giuramento viene fatta subito dopo l'intervista.
Alle 14:30 ero gia' in una delle Mall di Tucson ad aprofittare dei saldi invernali (per l'anno prossimo)!!
Il processo e' finora indolore e veloce. Non mi posso proprio lamentare, se non del fatto che mi sono ancora una volta dimenticata di fare una foto con Letizia!!
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Magari mi sbaglio ma credo che "in provincia" (se si può definire provincia una città di un milione di abitanti) anche negli USA tutto ha una dimensione più umana ed efficiente. Meno frenetica e più rilassata.
RispondiEliminaPoi mi piacerebbe sapere se l'impiegata sarebbe stata così gentile con te se tu fossi stata chiaramente ispanica o araba invece che una colta e raffinata donna europea...
Ma mi terrò questo dubbio!
(non hai un idea di quanto mi faccia arrabbiare il fatto, qui in Italia, che moltissimi impiegati pubblici, inclusi gli agenti di polizia, si rivolgano agli immigrati dandogli del "tu" ed alle altre persone chiaramente italiane con il "lei"....Grrr...)
---Alex
Cara Moki, sapessi (ma lo sai) come sono felice delle cose che stai facendo per diventare Americana. Tu mi parli poi di Tucson e qui' il ricordo va a quando sei venuta a prelevarmi all'arrivo dall'Italia e poi quando mi hai riportato per la ripartenza. Quando ero bambino e leggevo i "giornaletti", storie di cowboys Americani, il luogo piu' menzionato era appunto Tucson...ecco l'origine del mio sentirmi Americano.
RispondiEliminaNella mia ossessione l'altro giorno ho chiesto a Google:"Pensionato Italiano vuole vivere in America".
Tutte le risposte non erano soddisfacenti. Daltronde alla mia eta' sarebbe una pazzia...ma anche i pazzi sognano.
Grazie per firmarti sempre Monica Savarese Angelin.
Un abbraccio da tuo crazy father
e' vero, la foto alla fine ce la siamo scordata! grazie ancora per la visita, e a presto spero! Letizia
RispondiEliminaAnch'io sono stata felicissima di averti conosciuto "dal vero"!!!!
RispondiEliminaViva Skype!
Sei fantastica...
un bacione,
Chiara
@Alex: ti diro' che le 4 persone prima di me erano tutte latinos e la signora e' stata gentilissima anche con loro. Secondo me e' dovuto al fatto che il traffico umano e' inferiore a quello di posti come LA e NYC, ma anche perche' quando finisci ti danno da completare una survey, in cui valuti l'esperienza come customer service, etc.
RispondiEliminaLo facessero anche per la posta o la mutua in Italia... L'opinione degli immigrati conta... nonostante tutto. Comunque grazie per la definzione "raffinata europea"... ora mi sono gonfiata un po'....
@Papi: "pensionato italiano vuole vivere in America"??? Mi piacerebbe sapere che risultati hai trovato!! :) Cosi' ora sono due le figlie americane: coroni il tuo sogno per interposta persona!
@ Letizia: a presto, di sicuro!!
@ Chiara: un abbraccio!! :)