Dove si impara ad essere genitori, a "fare" i genitori?
La prima qualita' che mi viene in mente e' che bisogna essere capaci di improvvisare, di usare il proprio istinto, perche' e' un mestiere che si impara principalmente sul campo, "hands-on" e onestamente, facciamo piu' o meno tutti "del nostro meglio", tra lacrime, frustrazioni e successi, "trials and errors" si dice qui: e' innegabile che attraverso processi ed errori impariamo l'arte del genitore.
A venirci in aiuto per evitare troppi errori, fortunatamente ci sono centinaia, forse migliaia di libri scritti da pediatri, psicologi, genitori, insegnanti etc. pronti a darci tutte le risposte a tutte le domande, a placare ogni dubbio che noi mamme (e papa') possiamo sognarci, o vivere, su qualsiasi argomento, dal numero di poppate, al tipo di pannolino da usare, a come disciplinarli, farli diventare poliglotti, alle tecniche per farli addormentare, per insegnargli ad usare il vasino...
Certamente impariamo anche osservando altri genitori, magari amici o parenti che hanno iniziato a "far famiglia" prima di noi, e le cui disavventure e tragicommedie ci ispirano a dire "Se quello fosse mio figlio, io farei..." oppure "Col cacchio che a mia figlia lascero' usare il ciuccio quando ha 3 anni". In questa categoria includo anche i blog di altre mamme, fonti tanto di ispirazione quanto di ammonizione.
Ma le lezioni piu' importanti le riceviamo anni, decenni prima di diventare madri e padri, quando un figlio e' magari solo un concetto astratto o un sogno, ma a mio parere sono le lezioni più importanti, quelle che inconsciamente lasciano l'impronta piu' profonda. Sono le lezioni ricevute dai nostri genitori quando eravamo "dall'altra parte del muro" e sono spesso lezioni che non ci siamo nemmeno accorti di aver ricevuto. Finche' una situazione che stiamo vivendo non li rende ancora attuali.
L'amarezza che mi fa da sottofondo in queste ultime settimane, di cui daro' altri dettagli i seguito, nasce anche dalla constatazione che, nonostante la lontananza, o forse esarcebate da essa, le vecchie dinamiche famigliari, quelle da cui, come mi ha ricordato il marito recentemente, non vedevo l'ora di scappare, sono ancora vive e vegete, e non importa quanti anni siano passati, quanti chilometri di distanza e ore di differenza esistano, non importa quanto una (io) abbia cercato di vivere indipendentemente, senza chiedere aiuto, senza andare a mendicare o a piangere, alla fine certe gerarchie, certi atteggiamenti sono purtroppo rimasti immutabilmente identici a quelli di 30 anni fa. Ecco che allora la storia, la nostra storia, diventa lezione di vita presente e futura.
Facciamo qualche esempio:
uno dei miei "comandamenti" di madre di 4 figli e' quello di non usare trattamenti preferenziali verso nessuno. Semplice, e se vogliamo anche abbastanza facile da attuare, perche' ognuno dei miei figli presenta caratteristiche che lo rendono adorabile e fantastico, ed altre che invece sono meno facili da amare, piccoli o grandi difetti che necessitano correzione. E' un "comandamento" generato da una storia di circa 25 anni fa.
La scena e' impressa nella memoria: siamo al funerale di un mio zio, penso di avere un 21/22 anni circa, siamo fuori dalla chiesa e ci sono i soliti parenti sconosciuti (quelli che si vedono solo ai funerali, per intenderci). Mia madre presenta le 3 figlie, chiamiamole M Grande la maggiore, M Piccola la minore, e Moky quella di mezzo:
Madre: "Queste sono le mie figlie..."
Parente: "Uh che bei tusann" (
se gia' mi perdonate gli errori di italiano, continuate anche per quelli di milanese..)
Madre: "Si' si', te le presento: allora questa e' M Grande, il medico..."
Parente: "Urca"
Madre: "Questa e' M Piccola, la ballerina..."
Parente: "Ueila..."
Madre: "E questa e' Moky.... .... ... ..."
Parente: "Ah."
Da notare che non e' che non facessi un cazzo, fossi a casa a farmi le pippe, no: nonostante un diploma classico, avevo scelto di trovarmi un lavoro subito, cosa non esattamente facile, perche' anelavo all'indipendenza, e l'avevo anche trovato che mi piaceva (lavoravo al centro prenotazioni della Hertz autonoleggio, e ringrazio la mia capa di allora, Donatella, che nonostante la mia totale inesperienza mi aveva assunto), lavoro che mi aveva consentito di andare a vivere con il mio ragazzo (orrore!), comprarmi una macchina, andare in vacanza negli Stati Uniti (prima persona non solo della mia famiglia, ma forse anche del mio palazzo, se non forse del quartiere... che esagerata!)... Insomma, di fronte alla sorella medico (che ora vive alle Hawaii e invece di fare il medico, fa' l'assistente delle maestre per bambini con handicap, come dire uno che diventa astronauta per guidare un'apecar) e di fronte alla sorella ballerina (che ora, lasciamo stare va'... che non posso piu' scrivere niente che poi mi viene ancora a minacciare di morte... ma vi do' un indizio..
edoteventais, 3 parole...), il silenzio su di me da parte di mia madre e' stato piu' eloquente di un discorso di 1000 parole.
Nel corso degli anni, ho imparato a riderci sopra, ma ora che ho 4 figli rivivo questo episodio con grandissimo dispiacere e anche stupore, perche' se come genitore
- basi l'orgoglio nel confronto di ogni figlio solo secondo dei canoni di successo utilizzabili per una sorta di PR famigliare, e non sugli anni vissuti insieme, sui successi quotidiani, sulla crescita fatta grazie anche alla collaborazione genitore/figlio
- non riesci a trovare niente di interessante/importante/sbrodolabile con cui caratterizzare un figlio di fronte ad uno sconosciuto, nonostante gli anni in cui gli hai fatto da genitore e gli hai vissuto vicino
ecco, allora qualcosa puzza. Come e' possibile?
E ripeto, saro' anche stata una che rispondeva (quale adolescente non lo fa'?), magari anche difficile non so, ma sono sempre andata abbastanza bene a scuola, non ho mai fumato, ne' sigarette ne' altro, non ho mai utilizzato nessuna droga (anche se mia madre diverse volte, mentre facevo un pisolino sul divano dopo la scuola, in preparazione del lungo pomeriggio di studio, spesso oltre alla mezzanotte, dopo la sveglia all'alba, mi veniva a controllare le braccia per vedere se mi bucavo... ), non ho mai chiesto aiuto finanziariamente... Sono anni luce dalla la persona che vorrei essere, ma ho spesso dimostrato tante caratteristiche che apprezzo anche nei miei figli. Ero cosi' un fallimento nei suoi occhi, da non riuscire a trovare niente da dire che fosse positivo?
Ogni figlio merita di essere lodato ed elogiato per le sue qualita', i suoi "talenti", la sua integrita', i successi ma anche gli sforzi con cui affronta la vita, al di la' del successo che ne segue. A meno che non misuriamo il successo di un essere umano solo quantitativamente, dallo stipendio che (potrebbe) guadagna(re).
Un' altra scena che mi e' stata da lezione mi vede sui 9 anni circa, arrabbiata non so bene per cosa con mia mamma (what's new?!), decido di "scappare" di casa, mi prendo la scatolina con l'apparecchio e la sua chiavetta, importantissimi per una fuga, e scendo per nascondermi nel cortile dietro casa dove parcheggiano le macchine. Mi piazzo tra due macchine parcheggiate, un nascondiglio dove mi avrebbe trovato Mr. Magoo, per intenderci. Avevo 9 anni, niente sofisticazioni da James Bond. Magari tenerezza.
Insomma, bella "nascosta" penso ai miei piani futuri (come rientrare in casa senza che nessuno se ne accorga) quand'ecco che una furia mi prende per il braccio e mi trascina a suon di sculacciate fino al quinto piano. Detto cosi', sembra parte di un raccontino da Mondo Piccolo trasportato negli anni '70 , purtroppo pero' le "sculacciate" avevano poco di romanticizzabile, perche' quando sono uscita dall'ascensore, le mie mutande erano a brandelli. A brandelli. Lasciamo perdere come era la pelle del mio culetto di novenne. Se mi ricordo bene, mia mamma si era persino fatta male alla mano.
Proprio per questa esperienza, non l'unica ma la sola che ricordo cosi' vivamente, io i miei figli non li picchio. Purtroppo tendo ad urlare se arrabbiata e ammetto che Chris un paio di scappellotti sul popo' li ha anche ricevuti in passato, ma ricordandomi delle mie mutande sbrindellate a suon di battute, ho scelto di non continuare ad utilizzare le mie mani per menare i miei figli.
Come ho scritto sopra, ogni genitore cerca di fare del suo meglio nel crescere i figli, i miei spero abbiano fatto del loro meglio, e cosi' come e' importante che ri-utilizzi cio' che di positivo ho ricevuto da loro con i miei figli, e' altrettanto fondamentale che i loro errori, passati e presenti, non diventino i miei errori.
The buck stops here.