"The elephant in the room" e' una metafora che si riferisce ad un problema o situazione ovvi ma di cui nessuno vuole parlare, che tutti riconoscono ma che tutti fanno finta di non vedere, quando invece e' li' bello grosso e cospicuo, proprio come un elefante in salotto.
Questo post non e' facile. Non e' mai facile raccontare i propri "shortcomings", mettere in mostra le proprie mancanze, parlare di situazioni irrisolte e' sempre un po' imbarazzante, come spogliarsi in pubblico, mettendo a nudo le proprie imperfezioni fisiche che altrimenti teniamo saggiamente coperte sotto strati di vestiario. Ma e' anche molto terapeutico.
L'elefante nel mio salotto puo' essere riassunto con questa frase: e' da circa 4 mesi che non parlo con i miei genitori.
Per scelta, la mia.
Niente skype, niente email, niente posta, niente segnali di fumo, niente telefono. A parte un paio di messaggi email/skype da parte di mio padre cui ho risposto, niente. Zip. Nada. Zilch. Not. One. Word.
Ho anche finalmente completamente tagliato i contatti con mia sorella, quella che ha sposato il fratello di mio marito e vive alle Hawaii: amputare relazioni incancrenite e' una necessita' che spesso evitiamo per un senso idealizzato di "famiglia", per paura di essere stigmatizzati, etichettati come "pecore nere". In questo caso, almeno per me, e' stato liberatorio oltre che necessario.
Ma iniziamo dal principio: e' una storia un po' lunghetta vi avviso, se volete leggerla, mettetevi comodi, altrimenti cambiate pagina e tornate al prossimo post, che sara' piu' conciso. Munitevi di un caffettone all'americana o un bel tazzone di te', magari una scodella di popcorn se l'orario si addice, e appoggiate il didietro su una bella poltrona comoda...
Devo elencare alcune premesse importanti, per inquadrare lo scenario (alcuni di voi ne hanno già sentito parlare diverse volte... scusatemi!)
- Mio suocero, che e' ovviamente suocero anche di mia sorella, avendo lavorato per American Airlines, ha disponibili ogni anno, parte del "pacchetto pensione", 12 biglietti andata e ritorno che puo' far usare a "chiunque" (purche' faccia parte di una lista approvata). Avendo 4 figli, ogni figlio in teoria puo' usare 3 biglietti roundtrip all'anno per andare dove vuole, o comunque dove arriva American.
- Quando avevamo deciso di venire in vacanza in Italia nell'estate del 2007, avevamo chiesto a mio suocero se potevamo usare tali biglietti (avremmo cercato di fare scambio con uno dei fratelli/sorelle per i 2 extra che ci sarebbero serviti, visto che allora eravamo in 5), ma lui ci aveva detto che sarebbe stato meglio trovare delle tariffe superscontate in internet, visto che comunque il costo dei biglietti e' si' gratis per noi che li usiamo, ma e' per lui piuttosto alto. E cosi' abbiamo fatto, siamo tornati in Italia comprandoci il biglietto.
- Nel 2010 mia sorella, con marito e figlio, ha usato invece i biglietti "gratis" per tornare in Italia. Forse perche' erano in 3 invece di 5, o forse, come sospetto, non avranno nemmeno chiesto a mio suocero se potevano usarli (conoscendoli...).
- Tale permanenza in Italia, di 5 settimane, non e' stata piacevole per i miei e nemmeno per mia sorella, in quanto suo figlio (allora dodicenne), per dirla con mia sorella, e' uno "spirito indipendente", in pratica faceva quel che voleva (dal semplice rutto a tavola fatto apposta e quasi in faccia a mia madre, alla costante intromissione a sproposito durante le "telefonate" skype, spesso vestito solo in mutande [ok, era estate e a Milano faceva un caldo boia, ma non avevo mai conosciuto un ragazzino di 12 anni senza filtri sociali cosi'], al toccare la chitarra adorata di mio padre, le sue casse nuove, ad andarsene in giro per il quartiere da solo, con mia madre preoccupatissima visto che anche lui non parla italiano; mio padre e' notoriamente un "fastidioso", ma noi come figlie lo sappiamo da sempre, tant'e' vero che prima della nostra visita 3 anni prima, avevo spiegato bene ai miei 3 figli che eravamo ospiti dei nonni, e che, come tali, dovevano rispettare le loro regole, i loro orari, dovevano chiedere prima di toccare, mangiare, etc.... Penso siano richieste normali di genitori normali con figli normali. Insomma, alla fine delle 5 settimane, pare che mia madre abbia detto a mia sorella che se avesse voluto tornare, sarebbe stato meglio si non si portava il figlio. Una nonna italiana, per dire cosi', deve averne proprio le palle piene.
- Come conseguenza di questa vacanza da dimenticare, mia sorella ha interrotto le comunicazioni con i nostri genitori per due anni, e quando era al telefono con me e aveva cominciato a parlare male di loro, io li avevo difesi, e come conseguenza, dopo avermi chiuso la telefonata in faccia con il classico "Devo andare. CLICK.", ha interrotto le comunicazioni anche con me per quasi 2 anni.
E' risaputo che, per ovvie ragioni finanziarie, non potremo tornare in Italia in vacanza per un bel po' di tempo/anni (il costo medio di un biglietto a tariffa stracciata, con 2 o 3 soste, da Tucson o Phoenix a Milano e' di circa $1500 a testa, moltiplicato per 6 persone, solo di volo sarebbero $9000!), ed e' altrettanto risaputo che quest'estate avevo in progetto, un'idea vaga perche' aspettavo la cittadinanza e il passaporto, di tornare solo con Violet, proprio chiedendo a mio suocero i biglietti, su consiglio di mio marito. Ero un po' reticente perche' ultimamente le voci di famiglia che giravano erano che Poppi (nomignolo di mio suocero) non aveva piu' i soldi "di una volta" (come la gran tetta di una balia, da cui hanno succhiato tutti senza sosta, in diverse proporzioni, per anni...), ma avevo comunque accennato a questa possibilita' proprio ai miei. Era a parer mio la sola opzione viabile affinche' Violet potesse conoscerli.
Verso meta' aprile, "out of the blue", la sorella che non mi parlava ... ok, siccome non mi parlano entrambe, chiamiamola la sorella hawaiana, ricomincia a telefonarmi, frequentemente. Ma non per riallacciare la relazione, bensi' perche' aveva bisogno di parlare con una persona che non l'avrebbe giudicata. Dico cosi' perche' in queste telefonate era praticamente 0 la percentuale di interesse che mostrava verso quello che succedeva nella mia vita.
Ok, aveva bisogno di parlare, le sorelle esistono anche per questo, non mi lamento anzi, ammetto che l'esperienza mi ha aiutato a perfezionare la tecnica che chiamerò "mindful un-listening", dove ascolti il tono della voce senza badare alle parole, e periodicamente intercali suoni di approvazione/stupore/angoscia/felicita'... i vari "oh no!" e "oh wow!" che soddisfano l'interlocutore senza in effetti interferire con i propri pensieri.
Poi un giorno mi telefona e mi dice che
deve tornare in Italia in estate, DEVE! Prima che diciate che magari aveva delle motivazioni importanti e irrimandabili per tornare in Italia, vi assicuro senza entrare nei dettagli che in una ipotetica classifica, la sua motivazione non valeva una cicca succhiata confronto alla mia, cioè di fare conoscere ai nonni che non possono/vogliono viaggiare piu' la nuova nipotina, e viceversa.
Vi assicuro che non pensavo lo avrebbe davvero fatto. Ma con l'eta' mi sto rincoglionendo, si vede.
Dopo diverse telefonate quasi ossessive dove non mi parla d'altro che di andare in Italia, comincio a sospettare che, cazzo, quella ci sarebbe andata davvero e, non dovendo aspettare il passaporto, mi avrebbe battuto sul tempo.
Che c'e di male, no?
Be', non avendo nemmeno lei soldi per il viaggio, ovviamente deve chiedere al suocero il biglietto, e vista la sua situazione finanziaria precaria.... Ecco, il mio errore e' stato quello di aver taciuto IN QUEL MOMENTO, di no aver espresso la mia opinione, e di non averle detto quello che pensavo. Invece sono stata zitta e ho continuato ad ascoltare. La ciliegina e' stata mia cognata Nancy, un'idiota per natura, che alla mia richiesta di verificare la "lista dei possibili passeggeri", si e' scatenata in una serie di sms in cui mi ha detto che suo padre non ha piu' soldi, e come oso chiedergli di usare i biglietti (non avevo ancora chiesto niente in realta') e mi chiama meschina...
Mentre quella mi chiama meschina, mia sorella, proprio nel giro di poche ore, chiama mio suocero con una "sob story" ("voleva andare a trovare i genitori" secondo Poppi... forse perche' la visita di 2 anni prima era stata cosi' fantastica!), e siccome mio suocero e' un buono, ed ha 87 anni quindi certi famigliari hanno ormai sviluppato il talento di manipolazione dell'anziano a perfezione, nel giro di pochi giorni, tipo meno di una settimana dallo scambio di messaggi isterici di mia cognata, mia sorella era a Milano. A farsi i cazzi suoi, lasciandomi con il fiele in bocca e senza possibilita' di tornare in Italia. Con Violet. Probabilmente per i prossimi 15 anni, almeno. L'importante e' che lei sia andata, pero'
Non c'e' stata una briciola di buona fede in questo suo maneggiare, lei
sapeva benissimo che, facendo tutto di fretta, mi stava fregando, sapete perche'? Durante una di quelle telefonate in cui fungevo da orecchio, mi aveva detto che, quando sarebbe tornata da questo viaggio, lei e il marito ci avrebbero "dato i loro 3 biglietti, cosi' l'anno prossimo noi avremmo potuto andare tutti insieme in Italia". Siccome non solo erano anni che non chiedevamo scambio biglietti con nessuno, ma specificamente in questa situazione era un'eventualita' che non avrei nemmeno considerato (se mio suocero non aveva soldi per pagare i nostri 5 biglietti del 2007, come avrei potuto pensare che avesse i soldi per 6 persone nel 2013? Bisogna essere o cretini o completamente egoisti ed incoscienti anche solo a immaginare uno scenario del genere!)
Eccolo, lo "smoking gun", la prova che il suo comportamento non era innocente ne' inconsapevole dell'effetto che avrebbe avuto su di me, ma che invece ha agito solo ed esclusivamente nel suo interesse sapendo benissimo che me lo stava mettendo in quel posto: e cosi', per cercare di lenire i suoi sensi di colpa, mi ha fatto un'offerta che non solo non avevo richiesto, ma che non avrei mai potuto accettare. Per pacificarmi.
Ho detto sopra che forse mi sto rincoglionendo, non che mi sono rincoglionita, e il senso dell'olfatto mi funziona ancora, e questa sua "trovata" puzzava!
E ovviamente, una volta a Milano, ecco le sue belle immagini apparire su fb, lei e mia mamma in un abbraccio, lei, mia mamma, e l'altra sorella, quella che ci aveva minacciati morte, ricordate? ritratte felici e piene d'amore... e io qui, inchiappettata. E fumante. Se mi leggete da un po', sapete che se esiste una cosa che mi fa infuriare, e' l'ingiustizia. E per me, forse sbaglio, questa e' una situazione ingiusta.
Inutile dire che, per rimanere in tema di immaturita', ho inserito anche questa sorella nel mio elenco mentale delle
personae non gratae, e non ho nessun interesse ad avere nessun contatto con lei: come con l'altra sorella, non mi interessa avere un rapporto con persone, famiglia o no, che vivono la vita fingendo di essere queste eroine d'altruismo, queste persone dal gran cuore, persone che offrono al mondo questa facciata stupenda di positivita' esemplare, di pace e amore... No, il re e' nudo, l'aureola ha smesso di risplendere. Non mi fregate piu'. "Fool me once, shame on you. Fool me twice, shame on me." Mi freghi una volta, devi vergognarti. Mi freghi una seconda, sono io a dovermi vergognare.
Davvero, molto meglio soli che male accompagnati.
L'amarezza che mi rimane nel cuore e' che ancora una volta, anche se le azioni sono fatte contro di me, sono i miei figli a riceverne le conseguenze. E questo si', lo trovo ingiusto.
Ma, e i miei? Che c'entrano i miei con le azioni piuttosto vili di mia sorella?
Purtroppo, quando questo stava avvenendo, ho provato a parlare con i miei e a suggerire che forse avrebbero potuto intervenire, dire qualcosa a mia sorella che avrebbero voluto magari conoscere Violet... Probabilmente le loro parole sarebbero cadute nel vuoto dell'anima ossessionata di mia sorella, ma non sarebbero cadute nel vuoto della mia di anima. Io avrei apprezzato il loro sforzo e il loro "provarci". E invece...
Mica gli chiedevo di impedire ad una loro figlia di andare a trovarli, solo di metterne in questione la tempistica, e di chiedere se questo suo viaggio avrebbe potuto interferire con il mio, e quello di Violet.
E' vero che non c'entravano direttamente, e' vero anche che mia sorella e' un'adulta e la loro opinione non avrebbe cambiato il risultato finale ma per una volta mi sarebbe piaciuto che difendessero attivamente la mia posizione, i "miei diritti", la mia famiglia, invece di nicchiare ed insabbiare, come avevano gia' fatto nel 2009 con l'altra sorella, quando (mo' la rimeno, eh?), dopo la sua visita qui di 4 giorni, meno di 3 settimane dopo la nascita di Violet, se ne era tornata a casa lamentandosi (minimo) che non mi ero comportata come una sorella, etc. Questa sua forma molto personale di ringraziamento era arrivata poi alle mie orecchie, non perche' i miei me ne avessero parlato, chiedendomi spiegazioni, cercando magari di mediare, ma grazie all'animo sempre
inculatore altruista della sorella hawaiana, che premettendo la spiata con il classico "non t'arrabbiare", mi aveva
generosamente portato a conoscenza delle assurdita' proclamate dall'altra.
Ecco spiegato il perche' non ho voglia di parlare con i miei. Non ho niente da dire loro. La delusione mi ha tolto ogni interesse. Mio marito mi dice sempre "Honor your father and your mother, that's what you need to do", onorare mio padre e mia madre. Mi dice di chiamarli e chiedere come stanno, scambiare 2 chiacchiere. Ma sono veramente bloccata dall'amarezza. Quando penso a quanto e' successo quest'estate, e nell'estate 2009, mi si riempie il cuore di delusione.
La prima morale della storia e' che perbacco, il livello di immaturita' di tutta la mia famiglia, io inclusa, e' stupefacente.
La seconda morale di questa storia e' che se avete un rapporto buono e reale, basato su fiducia e comprensione con i vostri fratelli e sorelle, ritenetevi fortunati.
La terza morale della storia e' se avete anche voi un elefante in salotto, riconoscetelo, parlatene, non fate finta di niente.
Mi sento molto meglio. L'elefante se ne e' andato...