Se non ve la ricordate, questo e' il post in cui descrivevo l'altamente sgradevole pomeriggio di più di 9 mesi fa, in cui il marito della mia amica L. si era rivelato una delle persone più ignoranti e razziste con cui abbia mai avuto a che fare personalmente, creando così una situazione difficile: preservare la mia dignità e quello in cui credo, e per evitare future conversazioni evitare lui e famiglia, quindi a tutti gli effetti tagliare non solo i miei ponti con la mia amica, ma anche quelli di Violet con la sua figlia, oppure continuare a frequentarli facendo finta di niente.
Ovviamente avevo scelto la prima opzione, ormai un ponte in più o uno in meno...
Ancora oggi, quando ripenso a quel pomeriggio, mi sconvolge non solo il pensiero che esistano persone di tale ignoranza (e che procreino!), ma anche il fatto di essermi comportata un po' da codarda, scegliendo la fuga invece del confronto (ho persino richiesto alla segretaria della scuola di mettere Violet in una classe diversa della figlia)… proprio io, che non sopporto le persone che agiscono e parlano alle spalle, mi sono trovata a fare la la stessa cosa.
Ma considerando che il marito e' armato e secondo me, leggermente instabile, ho preferito la dipartita silenziosa, piuttosto che rischiare di trovarmi nel mezzo di un'altra discussione inutile (never argue with stupid) e finire per fare quello che dentro di me avrei voluto davvero, e cioè dirgli esattamente quello che pensavo di lui. Difficile dire ad una persona che le sue idee ti fanno vomitare e sono la disgrazia dell'umanità, senza offenderla personalmente e magari scatenarne le ire.
Tutto procedeva tranquillamente secondo il mio piano vigliacco, finche' 2 settimane fa ricevo questa email:
Hi Monica, It's L. I don't know if this email is going to come out correctly.
But I hope it does, because I miss you. If I have done anything to offend you, I truly did not mean to. I didn't think we had parted badly when we had the political conversation with R., but it's the last time I saw you and I was hoping that wasn't the case. But if you were offended or felt like we "ganged" up on you I apologize from the bottom of my heart.
I was hoping we would've gotten together sooner knowing that Violet and S. are in the same school. And I was hoping that when we moved you would've said something to me. But speaking to my sister and gripping that I miss you, she said well maybe you were waiting for me to tell you that we moved and that your feelings are hurt that I didn't tell you which furthered the feeling of you being offended.
Either way I don't like having this feeling of something bad between us. Now if you feel we've grown apart, I understand and will be sorry we did. But hope if we bump into each other I can still say "Hi." .
If you want you can text me or call me back.
- L.
Ciao Monica. Sono L. Non so se questa email uscira' correttamente. Ma lo spero, perche' mi manchi.
Se ho fatto qualcosa per offenderti, davvero non era la mia intenzione. Non pensavo ci fossimo salutate malamente quando avevamo fatto la conversazione politica con R. (il marito - n.d.M.), ma e' stata l'ultima volta che ti ho visto e speravo che questo non fosse il caso. Ma se ti sei offesa, o se ti sei sentita come se ci fossimo coalizzati contro di te, ti schiero scusa dal profondo del mio cuore.
Speravo che ci saremmo potute trovare prima, sapendo che Violet e S. sono nella stessa scuola. e speravo che quando ci siamo trasferiti (hanno traslocato a giugno in un'altra casa nella zona - n.d.M.)tu mi avresti detto qualcosa. Ma parlando con mia sorella e colpita dal fatto che mi manchi, lei ha detto che forse tu ti aspettavi che ti avessi detto che c'eravamo trasferiti e che i tuoi sentimenti sono feriti perché non te l'ho detto, che a sua volta ha aumentato il tuo sentirti offesa.
In ogni caso non mi piace avere questa sensazione che ci sia qualcosa di brutto tra di noi. Ora se ti senti che ci siamo allontanate, capisco e mi dispiace che sia successo. Ma spero che se dovessimo incontrarci per caso, posso ancora dirti "Ciao".
Se vuoi puoi mandarmi un messaggio o chiamarmi.
L.
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Bel messaggio, vero? Bello e accorato… tant'e' che io mi sono detta: e ora? Cosa rispondo?
Di fronte ad una persona che si espone e che mi parla col cuore in mano, almeno in apparenza, devo rispondere onestamente, provare a spiegarle cosa ho provato e farlo cercando di non offendere le sue opinioni pur difendendo le mie; con tatto spiegarle la mia posizione, senza attaccare il marito e metterla sulla difensiva, ma anche senza compromettere quello in cui credo profondamente.
Non e' stato facile: avete presente camminare su un filo?
Ho cosi' iniziato a scrivere una risposta, cercando di esprimere quello che avevo provato e che provavo, e anche quello che volevo… ho scritto e riscritto, tagliato e incollato, una fatica immane…
Ho invitato anche Emily a leggere la bozza e dirmi cosa ne pensava (sia a lei che a Vivian conoscevano tutta la storia): in tutte le differenti versioni del mio messaggio, riuscivo a comunicare bene il mio pensiero, finche' non arrivavo alla chiusura, perché visto il suo approccio assolutamente nonconflittuale, non volevo finire questa lettera con una dichiarazione di guerra. Il mio intento iniziale, quello di proteggere me stessa e soprattutto proteggere Violet da ideologie razziste e bigotte, rimaneva forte ma mi sembrava giusto offrirle l'occasione di spiegarsi, visto che lei per prima l'aveva data a me.
Alla fine ho deciso che la cosa migliore era dare a lei l'opportunità di decidere cosa fare, come si dice qui "to put the ball in her court": in altre parole, questa e' la mia posizione, decidi tu.
Alla fine, dopo tanto editing, questa e' l'email che le ho inviato, a mio modesto parere quasi un capolavoro di "diplomazia intransigente":
Hi L.,
thank you so much for writing this. It has taken me some time to reply to your message, because while I need to explain what happened, I'm trying to do it with consideration to your opinions, as I truly valued your friendship and that of our girls.
First let me tell you that I have missed you as well but you are right: after the "conversation" we had a few months ago, which I wouldn't call "political" as I felt it was more like a weird quasi-apology of racism, I went home flabbergasted. I had never before being confronted by such prejudices from people I personally knew.
I'm going to be honest, I was really upset, I couldn't reconcile what I knew about you with all those awful ideas and stereotypes... no, I didn't really think that you guys "ganged up" on me, because you didn't say one word during the entire time R. and I were talking, so I was actually hoping that perhaps you were silently disagreeing with your husband, just like sometimes I do with mine.
Everybody has a right to their own opinions, I understand this and I respect it, but when these opinions are harmful to minorities, I find it really hard to ignore them and pretend all is normal. They become the elephant in the room.
In hindsight, I made the mistake to take the bait and perhaps antagonize R., while I should have just grabbed any excuse, and leave as soon as the "all blacks have something wrong in their brain" idea was brought up. But I felt the need to somehow "defend" my black friends and all the people who do not have something wrong in their brain but just so happen to have a skin of a darker shade.
I understand we all have different (political) views, but in this case, it was beyond a political disagreement.
I truly believe that there are no racial hierarchies, that not one race is better than the other, and I don't believe for a second that there is something inherently or genetically flawed in any race, and that is what I want my kids to learn and live by. This is kind of one of my core beliefs, actually.
I would like to get together again, but I feel a bit uncomfortable, and especially I feel protective of Violet, in case any of those views are passed on to your kids: maybe you would feel the same if someone said to you that all South Americans and people of South American descent were inferior, or lazy or had something wrong in their genes.
I'm not sure what to do.
What do you suggest?
Monica
Ciao L., ti ringrazio tanto per avermi scritto. Mi ci e' voluto un po' di tempo per rispondere al tuo messaggio perché, mentre ho bisogno di spiegare cosa e' successo, sto cercando di farlo tenendo in considerazione le tue opinioni, visto che ho apprezzato la tua amicizia e quella delle nostre figlie.
Anzitutto lasciami dire che mi sei mancata anche tu ma hai ragione: dopo la "conversazione" che abbiamo avuto alcuni mesi fa, che non chiamerei "politica" , visto che mi e' sembrata più una semi-apologia del razzismo, sono tornata a casa a bocca aperta. Non mi era mai capitato prima di venire confrontata da tali pregiudizi da persone che conosco personalmente.
Devo essere onesta, ero davvero sconvolta, non riuscivo a riconciliare ciò che sapevo di te con tutte quelle terribili idee e stereotipi… no, non ho pensato che vi foste coalizzati contro di me, perché tu noi hai detto una parola durante tutto il tempo in cui R. ed io parlavamo, quindi io speravo che tu fossi silenziosamente in disaccordo con tuo marito, così come faccio talora io.
Ognuno ha diritto alla propria opinione, lo capisco e lo rispetto, ma quando queste opinioni sono nocive alle minoranze, trovo molto difficile ignorarle e far finta che tutto sia normale. Diventano l'elefante in salotto.
In retrospettiva, ho commesso l'errore di abboccare e forse oppormi a R., mentre avrei dovuto trovare una scusa qualsiasi ed andarmene non appena l'idea che "tutti i neri hanno qualcosa di sbagliato nel cervello" e' stata introdotta. Ma ho provato il bisogno di "difendere" in qualche modo i miei amici "neri" e tutte le persone che per caso hanno la pelle di una gradazione più scura.
Capisco che abbiamo tutti diverse opinioni (politiche), ma in questo caso si tratta di qualcosa oltre al disaccordo politico.
Credo davvero che non esistano gerarchie razziali, che non esista una razza migliore di un'altra, e non credo per un istante che esista qualcosa di inerentemente o geneticamente difettato in nessuna razza, e questo e' quello che voglio che imparino i miei figli e che lo vivano. Questo e' tipo una delle mie convinzioni essenziali.
Mi piacerebbe che ci trovassimo ancora, ma mi sento un po' a disagio, e specialmente mi sento protettiva nei confronti di Violet, nel caso alcune di queste opinioni venissero passate alle tue figlie: forse anche tu proveresti le stesse cose se qualcuno ti dicesse che tutti i sud americani e i discendenti di sud americani sono inferiori, o pigri o hanno qualcosa di sbagliato nei loro geni. (il marito e' cileno n.d.M.)
Non sono sicura di cosa fare.
Tu cosa suggerisci?
Monica
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La sera seguente (sabato) mi e' arrivata la sua email di risposta:
Thank you so much for your insight Monica. I did keep myself out of the conversation on purpose. 1) because I don't like politics - I feel like I really never get the whole story about what the government is doing so I won't go out of my way to read what's going on like R. does. So when he starts talking politics I keep one ear open.
But I thought maybe you thought I was in support of everything Rob was saying, I'm not but 2), I have mixed feelings about the other subject.
Like you I don't think that any one race is superior to another and I surely am not teaching that to my children. And to be honest with you I don't even really remember that part of the conversation. I kinda tune-out R. when he gets to talking that way because, I've found, there is no true discussion with him. But I will say we as a society are doing something wrong when there is a majority of one race that is violent towards themselves and towards everyone else and they are making up the majority of our jail system and live off the government.
I wish I knew how to help, but it doesn't seem like (them, as a majority) want help. That they don't want better lives for themselves other than selling drugs and being in gangs. Now I know that sounds racist and it is. But at the same time I look at individuals and what's inside not the outside and I love it when I see someone succeed "against-all-odds". Maybe I'm not making sense. It be easier if I were talking with you. I hope we can get together sans R. and discuss whatever you'd like, You do know me, I am not a bigot. I'm very open-minded to things and have an east spirit when it comes to other peoples opinions. I wish everyone could just get along!
I hope we can meet and have lunch together and just put this behind us and laugh at the absurdity that conversation was!!.
Hope to hear from you soon.
L.
Ti ringrazio tanto per la tua perspicacia, Monica. Mi sono tenuta fuori dalla conversazione apposta per due motivi. 1) perché non mi piace la politica - mi sembra che non si riesca mai avere una storia completa di cosa stia facendo il governo, quindi non faccio uno sforzo extra per cercare di capire cosa stia succedendo, come fa' R. Così quando comincia a parlare di politica, ho solo un orecchio aperto. 2) Ho sentimenti contrastanti sull'altro argomento. Come te, non pensi che una razza sia superiore ad un'altra e sicuramente non insegno questo alle mie figlie. E ad essere onesta con te, non mi ricordo nemmeno quella parte della conversazione (perché evidentemente aveva solo un orecchio aperto n.d.M.) In pratica smetto di ascoltare R. quando comincia a parlare in quel modo perché mi sono resa conto che non si può discutere con lui. Ma ti dirò che noi come società stiamo facendo qualcosa di sbagliato quando c'e' la maggioranza di una razza che e' violenta verso se stessa e verso tutti gli altri e che costituisce la maggioranza del nostro sistema carcerario e che vive di sussidi del governo. Vorrei sapere come aiutare, ma non sembra che loro, la maggioranza, voglia aiuto. Che non vogliano una vita migliore per se stessi a parte vendere droga e essere in una gang. Ora so che questo sembra razzista e lo e'. Ma nello stesso tempo guardo l'individuo e cosa c'e' dentro e non fuori e amo quando vedo qualcuno che ce la fa' "contro ogni speranza". Forse quanto dico non ha senso. Sarebbe più facile se stessi parlando on te. Spero che ci possiamo trovare senza R. e discutere qualsiasi cosa tu voglia. Mi conosci, non sono una bigotta. Sono molto aperta ad altre idee e ho uno spirito serene quando si tratta delle opinioni di altre persone. Vorrei che tutti andassero d'accordo!
Spero che ci possiamo incontrare e pranzare insieme e semplicemente dimenticarci di questo e dire all'assurdità che e' stata quella conversazione.
Spero di sentirti presto.
L.
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Penso proprio di chiamarla più tardi e magari andare a pranzo insieme in settimana, visto che siamo entrambe "sfigliate" fino alle 14:30.
Non so nemmeno se varrà la pena, ma forse cercherò di di darle un corso accelerato di storia coloniale, sia europea che americana, appellandomi alla sua umanità: non possiamo certo risolvere noi singolarmente l'immenso problema della violenza tra giovani afro-americani, ma non ci vuole un genio per realizzare che e' naive aspettarsi che un'intera etnia che e' stata per secoli sottoposta ad invasioni, rapimenti, torture, stupri, schiavitù e in generale, considerata inferiore e schiacciata da un'altra etnia, all'improvviso diventi fiduciosa e confidente nel governo fatto di persone che, per la maggioranza, appartengono proprio all'etnia che li aveva schiacciati… soprattutto quando le opportunità sono ancora minori, quando l'accesso all'educazione (istruzione) e' reso quasi impossible da una società che continua a valutare diverse gradazioni di colore della pelle in modo diverso.
Basta pensare a quello che e' successo recentemente a Ferguson, dove un adolescente nero senza nessun'arma e con le mani alzate, e' stato assassinato da un poliziotto… certo non voglio fare la buonista, fare il poliziotto e' un mestiere difficile non c'e' dubbio, ma spiegatemi perché in Texas, ed altri stati, gruppi di bianchi possono andare in giro armati fino ai denti, per dimostrare il loro diritto di portare armi (pistole, fucili e armi automatiche), mentre un ragazzo di 18 anni disarmato viene falciato mentre ha le mani azate.
Al di la' del contesto storico e sociale che forse le manca, solo per il fatto che L. ha voluto cercare di capire e di chiarire, la sua amicizia vale la pensa di essere salvata, secondo me.
Perché di persone così nella mia vita, disposte a comunicare e dialogare e magari anche esporsi nella loro vulnerabilità e imperfezione, ne ho trovate pochissime.